Quando i “NO” fanno crescere

Uno dei problemi più spinosi legati all’essere genitori è quello dei limiti da dare ai figli. 

Le regole e i “No” sono come i paracarri ai lati di una strada: sono punti di riferimento, non debbono cambiare di posizione, non possono decidere di esserci o non esserci.” Paolo Crepet

Per i bambini di queste ultime generazioni, la realtà educativa spesso prevede che ci siano sempre meno regole e che ancora più rare siano le figure che si preoccupano di farle rispettare.

Impostare poche e semplici regole di comportamento, fin da quando sono piccoli, non è solo un’abitudine sana ed auspicabile, è proprio una necessità.

Curiosamente le regole servono ai bambini, ma spaventano i genitori che nel proporle loro sono convinti di trasformarsi in persecutori, anziché in educatori.

Se non ci fosse l’idealizzazione iniziale” amava sottolineare lo psichiatra Paul Claude Recamier “ il ruolo dei genitori è così faticoso che nessuno metterebbe al mondo dei figli”.

Eppure è più semplice di quanto crediamo, basterebbe ricordarsi che ai nostri figli suggeriamo regole offrendogli l’esempio attraverso il nostro comportamento. 

  • Salutare il vicino di casa o chiedere per un acquisto ad una commessa aggiungendo parole come “per favore” o “grazie” insegnerà ai bambini a rispettare l’altro e ad esprimere i propri bisogni con gentilezza ed educazione.
  • Spegnere il cellulare quando ci si siede a tavola insegnerà ai nostri figli che ci sono momenti dedicati al lavoro o allo svago, ma anche momenti da destinare esclusivamente alla famiglia e agli affetti.
  • Impostare una routine familiare in cui siano previsti degli spazi per mamma e papà aiuta il bambino a comprendere che non si può sempre essere oggetto di attenzioni da parte degli altri e che anche le esigenze di chi ci sta accanto vanno accolte e rispettate.

Nella primissima infanzia offriamo tantissime regole ai nostri figli senza nemmeno accorgercene o formularle, ma queste sono valide soltanto se noi le rispettiamo e le manteniamo vive con il nostro comportamento. Se un genitore per esempio vuole trasmettere al proprio figlio l’importanza dell’onestà e poi, dopo aver tamponato accidentalmente una macchina in un parcheggio, prosegue senza fare cenno, sperando che nessuno lo abbia visto, insegna ai figli che le regole valgono solo quando ci fanno comodo.

Avere a disposizione delle regole permette al bambino di poter anticipare la risposta del mondo al suo atteggiamento e di costruire un’immagine di sé competente e responsabile sia nello scegliere di aderire alla regola sia nello scegliere di infrangerla.

L’avere dei limiti che lo contengano è un bisogno fondamentale ed irrinunciabile per un bambino.

Un bambino parte infatti da un pensiero di tipo onnipotente, in cui tutto è magicamente possibile, per cui l’interiorizzazione dei limiti è sempre un processo difficile e lento nel tempo. 

Paradossalmente, per evitargli la frustrazione di un “ no” i genitori corrono inconsapevolmente il rischio di non soddisfare uno dei bisogni irrinunciabili di un bambino: quello di essere protetto dagli adulti. 

Le regole e i no chiari e precisi servono quindi a dare consapevolezza che esiste chi, più grande di loro, è in grado di contenerli e proteggerli. 

La capacità di dire di no diventa particolarmente importante dopo i due anni. Il bambino ormai si sa muovere da solo e può andare incontro a molti pericoli: fa la sua comparsa la disciplina.

Per poter agire con fermezza dovete essere convinti che quello che fate sia giusto, altrimenti trasmettete la vostra incertezza ed il bambino riceve un messaggio confuso. Potrebbe pensare che se insiste e fa i capricci finirete per cedere. Capita spesso di vedere madri e figlio impegnati in un estenuante tira e molla, prigionieri di un rapporto che li rende scontenti entrambi.

Crescendo, dai 4 anni in poi, le regole non sono più assorbibili solo per imitazione di mamma e papà perché sono i figli stessi ad interrogarsi sul loro significato e sulla necessità di aderirvi o meno e questo significa che stanno costruendo i concetti morali.

Da questo momento in poi i genitori potranno passare a costruire le regole di comportamento insieme ai propri figli, discutendole e personalizzandole, in base anche alla loro fase evolutiva e decidendo insieme a loro le modalità di correzione di fronte a piccole o grandi infrazioni.

Se le risposte al comportamento del bambino sono coerenti, egli acquisisce una visione più solida e chiara, un’idea precisa di cosa è consentito oppure proibito, di cosa è sicuro o invece pericoloso, di cosa è pauroso e di cosa non lo è.

Nessun genitore, o meglio nessun adulto, è perfettamente coerente, ma emerge comunque un’immagine generale a cui il bambino può fare riferimento.

L’incoerenza crea tensione, perché non si sa se le proprie speranze verranno frustrate o soddisfatte. Anche la vittoria sarà meno dolce, perché si profila all’orizzonte la prospettiva del prossimo momento uguale a questo. I bambini preferiscono gli esiti prevedibili, anche se non sono quelli desiderati, alle montagne russe dell’alternarsi di speranza e delusione.

Se esagerate proprio potrebbe essere molto positivo chiedere scusa. Il modello che trasmettete in questo modo al bambino è quello di una persona che riconsidera quello che ha fatto, si rende conto che forse era sbagliato, lo ammette e chiede scusa. Si aprono così anche per lui queste possibilità.

E’ utile anche ricordare che dicendo “no” quando gli altri dicono sì insegniamo al bambino che può capitare di essere diversi, e che va bene così. Questo lo abituerà più tardi a resistere per conto proprio alla pressione dei pari. Gli consentirà magari di dire no senza timore di essere giudicato. Gli state trasmettendo l’idea che vale la pena di chiedersi: “E’ davvero quello che voglio per me?”

 L’incapacità di far valere le proprie scelte nella vita può avere un prezzo molto alto.

Naturalmente vi potrà capitare di dover imporre la vostra decisione, magari con una punizione.

Il punto essenziale è che una punizione deve aiutare il bambino ad imparare. La crudeltà insegna solo ad essere cattivi.

La punizione più efficace 

  •  ha a che fare con il misfatto ed è in proporzione ad esso; 
  •  è qualcosa di specifico e non comporta un giudizio globale sul bambino;
  • è abbastanza forte da farlo riflettere, ma non tanto grande da inibire l’apprendimento;
  • è  qualcosa in cui credete e a cui vi atterrete, resistendo alle insistenze di vostro figlio e affrontando il rischio di essere impopolare.

 E’ importante anche che le punizioni siano messe in relazione con il bambino e non con voi. Se dite al bambino che il suo comportamento vi fa stare male, lo caricate di una responsabilità esagerata che non gli compete.

 Lui è responsabile del suo comportamento, voi siete responsabili di come vi fa stare.

Educare significa farsi esempio, rendersi visibili all’altro nel nostro bene e nel nostro male, nel nostro essere capaci e nel nostro fallire. (Marina Zanotta, in “Stiamo calmi”)

Qual è la vostra posizione riguardo ai limiti e alle regole da dare ai figli?

Scrivetelo nei commenti.

Letture consigliate:

M.Zanotta “Stiamo calmi”, Bur Rizzoli 2020.

A. Philips “I no che aiutano a crescere” Feltrinelli, 2000.

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